“nun tengo nient’à verè
nun tengo nient’à ve dda
nun tengo strada a piglià
nun tengo cielo a guardà”
Ti puoi pure impiantare sul petto il braccio del tuo gemello omozigote,
ma la deformità non la scegli,
ti cade in testa come una tartaruga.
E te ne vai via senza congiunzioni,
perchè le domande sono sbagliate se lo spazio da cui provengono non contiene la risposta,
capo di bestiame umano,
cresciuto all’ombra di due ciminiere,
ciloni pieni a sonagli.
Alternativo,
a cosa,
mi parli di rispetto,
ma rispetto a cosa.
Senti senti,
storie di merda,
innocenti?
il reportage?
allo zoo senza Venere,
scrivono pure di furia e rin tin tin ‘sti rincogliniti,
anarchici sedicenti che non sanno costruire alcunchè di funzionante e poliziotti pasciuti che non sanno trovarlo.
Ci giochi solo se hai denaro,
ti stringo la mano e ti saluto,
carne coi vermi sulle pareti e sperma nel posacenere,
produco piacere dentro la tua donna.
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